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sabato 21 aprile 2012

iTV

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Apple deciderà di entrare nel mercato delle TV solo quando avrà trovato un modo per cambiare quello stesso mercato. Apple infatti non lancia solo dei prodotti ma studia una strategia per cambiare il modello di ricavo dei vendor e le decisioni di acquisto dei consumatori. La strategia gli consente di cogliere di sorpresa i competitor e guadagnare in poco tempo una fetta considerevole del mercato e non una fetta a caso, ma la fetta più profittevole.

Non sono in grado di prevedere quale possa essere la strategia di Apple per il mercato delle TV. Se lo fossi magari avrei anche una mia azienda quotata in borsa con azioni scambiate ad un valore cento volte quello della Fiat. Mi piace immaginare però che per il modello di ricavo la Apple potrebbe fare accordi commerciali con grandi player, ad esempio Sky o Disney, mentre per i consumatori potrebbe stupire ancora in tecnologia e software magari integrando una piattaforma di videogame a comando vocale e/o gestuale.

Ma non basta. Dovrebbe essere qualcosa di inimmaginabile. Si sa infatti che Steve Jobs fosse molto interessato alle TV ma chissà se avrà fatto in tempo a razionalizzare e trasferire la sua idea visionaria prima di salutarci.

Think Different.

venerdì 24 giugno 2011

Cloud targeting

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Vision :

Cloud computing: A fundamental landscape change. "We've spent the past 40 years putting technology inside the enterprise and we're going to spend the next 20 years ripping it out."

Considerazione davvero interessante e ironica allo stesso tempo. Ce ne sono altre interessanti, però meno ironiche, nell'intervista a Bill Gurley qui.

Per una volta avere la testa tra le nuvole porta sulla buona strada. Anche Steve Jobs consiglia di essere "folli" nei suoi discorsi ai giovani. Ed è proprio come si viene considerati se si prova a parlare seriamente di cloud nelle aziende che investono milioni in server. E se poi sei in Italia... Beh in effetti è un po' presto per cambiare rotta drasticamente, ma forse qualche piccola sperimentazione andrebbe fatta, da tutti.

Ho comprato un ipod touch, un mac book pro, un apple tv, un time capsule e un iphone. Ho comprato quindi anche tanta memoria. Ho la musica, le foto e i video sul mac book pro, quindi le sincronizzo, ovvero le copio, su ipod, apple tv e iphone, in più faccio il back up sulla time capsule. Significa che la stessa foto, l'identica foto, è presente su 5 dispositivi. La posta elettronica invece solo su 3, ma non solo le mail, anche l'applicazione di posta.

Ho comprato la time capsule per vedere i film sulla tv attraverso la apple tv. La apple tv legge in wifi i film sulla time capsule e li spara sulla tv. All'inizio ho anche scaricato qualche film dalla rete e li ho messi ordinati nella time capsule, pronti per andare in tv. Poi ho scoperto che dopo averli scaricati li vedevo una sola volta, anzi neanche. Ho una montagna di film nella time capsule che non ho mai visto e mai vedrò.

Ho capito che scaricare film dalla rete e metterseli ordinati nel proprio hard disk non è poi tanto diverso da accatastare montagne di VHS sull'armadio. Che fine hanno fatto quelle cassette? Che fine faranno gli hard disk domestici? O quale uso ne faremo..

I film sono tutti in rete e non c'è bisogno di scaricarli per vederli, basta lo streaming diretto, in tempo reale. Se un film ti piace tanto, allora fai lo streaming tutte le volte che vuoi. C'è chi li guarda in treno, ma questa gente vive in treno? Bah..

Se penso ai software che vendo alle aziende, perché me li chiedono, mi rendo conto che siamo veramente lontani dal cloud e questi prossimi 20 anni, che sembrano un'eternità, forse non basteranno.

domenica 12 dicembre 2010

Bye bye hard disk



A metà del 2011 verrà commercializzato il primo netbook senza hard disk. Grazie al nuovo sistema operativo Google Chrome OS tutti i servizi, i programmi e i dati saranno in rete. L'avvio del sistema impiegherà 5 secondi. Servirà immettere user e password ed indicare quale connessione di rete utilizzare.

Alcuni blog riportano che il sistema funzionerebbe anche offline, questo non me lo spiego. Certo sarebbe sufficiente un banale meccanismo di sincronizzazione, come per la mail. Un client di posta elettronica funziona anche offline, poi quando si connette alla rete si riallinea col server con un'operazione di sincronizzazione. In questo caso però c'è bisogno per forza del disco. Sono curioso di scoprire cosa decideranno di fare.

Google Chrome OS, in realtà, si può scaricare già da un anno. Per farlo funzionare bisogna montarlo su una virtual machine. La rivoluzione però potrebbe iniziare fra sei mesi, quando si potrà acquistare un oggetto mai visto prima, un pc senza hard disk. Personalmente non sono tra quelli che osteggiano questa rivoluzione. Non mi faccio problemi a lasciare i miei dati su qualche server remoto a Palo Alto o in India oppure perfino in Cina. Se qualcuno vuole i miei dati li potrebbe venire a prendere nella mia rete di casa. Ma perché mai dovrebbe farlo? Sono così interessante?

Ok, se un giorno tutto di tutti fosse online qualche rischio in più ci sarebbe, certo. Ma perché oggi non è già tutto online? WikiLeaks fa scuola. Il famigerato sito, molto attuale in questi mesi, riceve documenti segreti o riservati tramite dropbox, un contenitore cifrato che permette di archiviare documenti su server di rete. Archiviare e condividere ovviamente.

Siamo già spiati. Non c'è niente da temere. E poi la maggior parte degli internauti frequenta abitualmente uno o più social network dove condividere cose molto personali è alla base di tutto.

domenica 14 novembre 2010

Facebook mail

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Facebook si estende ancora.

Questa volta non si espande per numero di utenti, questo è scontato, lo fa con un servizio storico, quello della posta elettronica. La email è stata di fatto il primo sistema di socializzazione elettronica, molto web 1.0, ma estremamente diffuso, essenziale, rivoluzionario.

Oggi la posta elettronica è ormai superata dai Social Network in termini di utilizzo. Perché mai Facebook dovrebbe investire in uno strumento superato, in declino? Oggi la email è sì ancora indispensabile, insostituibile, ma in futuro sarà ancora così? No di certo, eppure, la newco Facebook ci punta. La verità, e lo titolano tutti i blog, è che Facebook ha intenzione di attaccare Google, il solo vero grande colosso e padrone di Internet.

Non lo fa solo accaparrandosi le quote di mercato, ossia il numero di utenti e il loro tempo speso sulla rete, non lo fa solo portandosi in azienda i migliori dipendenti di Google, adesso lo fa pure con i servizi.

Una volta, per spiegare ai più vecchi cosa fosse la posta elettronica, un importante dirigente di Barilla disse che aveva sostituito la sua segretaria con la posta elettronica, infatti non ne aveva più bisogno. Quest'uomo illuminato oggi direbbe, a proposito dei Social Networ, che andrebbe a sostituire i suoi agenti di commercio, gli strumenti di CRM, la comunicazione 1.0, le trasferte per i meeting e i meeting stessi, ecc. ecc.

Facebook nasce come sistema B2C cioè con un servizio rivolto ai privati dove i ricavi arrivano dal classico modello della pubblicità, proprio come Google. I soldi veri, com'è noto, stanno nelle tasche delle aziende, ma la pubblicità non è la sola porta, ne esistono altre. Google ci sta provando proprio attraverso i servizi social orientati fondamentalmente al lavoro di gruppo. Google è partito con la posta per poi introdurre strumenti come gDocs, gTalk o gWave. Fino ad ora è andato avanti con calma, non avendo rivali. Forse non si è posto neanche seriamente questo traguardo. Adesso sembra che debba cominciare a correre.

Facebook potrebbe raggiungere prima questo traguardo grazie al diffondersi dell'Enterprise 2.0, cioè concetti e strumenti all'insegna del social, che esaltano la collaborazione all'interno delle aziende e fra le aziende. Per quanto riguarda l'email, la posta certificata potrebbe essere di fatto la prima carta da scoprire nel gioco del potere.

Il passo della posta l'avevo già predetto qui. Ma non è che l'inizio, Facebook è già molto più di quello che appare. Quando andrà a competere sulla ricerca in rete con Google, ci sarà da raccontare lo scontro finale. Anche questo è titolato qui.

mercoledì 1 settembre 2010

Banking

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Se chiedi un prestito per liquidità ad una banca, ti viene applicato un tasso di interesse intorno al 10%. Se invece sei tu che presti soldi alla banca, cioè depositi la tua liquidità in un conto, oltre al fatto che questo conto ti viene fatto pagare, la banca ti riconosce un tasso di interesse di molto sotto al 2%.

Inoltre, mentre la banca non pone alcun limite alla liquidità di un conto, cioè accetta volentieri quanti più soldi possibile, la stessa banca non è disposta a sborsare una liquidità superiore a qualche decina di migliaia di euro.

E poi quante storie...

giovedì 29 ottobre 2009

Google Voice News

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Più di un anno fa, Google aveva offerto un servizio di segreteria telefonica gratuito per i senzatetto di San Francisco. In pratica, a queste persone veniva fornito un numero di telefono sul quale poter ricevere messaggi vocali e accessibile per loro da qualunque cabina telefonica, gratuitamente.

Adesso il servizio diventa per tutti. Gratis.

Google vuole invadere il business del Mobile, dell'Internet Mobile, questo è chiaro. E oggi sfida ancora una volta i carrier telefonici, ma quasi in silenzio, con un servizio secondario, senza dare troppo nell'occhio. Credo però che a piccoli passi si stia di fatto aprendo un varco verso un territorio molto redditizio e di sicuro successo per il futuro prossimo, per Google come per tutte le aziende che sapranno conquistarsi la fedeltà dei clienti.

venerdì 18 settembre 2009

Audio Chat su Facebook

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Facebook diventerà un operatore telefonico.

Grazie al plug-in di Vivox, la chat di Facebook potrà includere l'audio. Si tratta di tecnologia VOIP come per Skype. Ovviamente, come tutti i servizi di Facebook, anche questo sarà gratuito.

L'espansione di Facebook è impressionante ed il potenziale offerto da questa novità è spaventoso. Non si tratta di un'innovazione in effetti, la novità che deve preoccupare gli operatori telefonici è il numero di utenti che popolano il social network, oggi 300 milioni.

Skype è fermo a 220 milioni, mentre la crescita di Facebook sembra inarrestabile. L'obiettivo è 1 miliardo, cioè quasi tutto il popolo di Internet.

Tutti gli utenti di Internet potranno telefonare gratis.

E su mobile? Oggi Skype funziona su iPhone anche per chiamare, ma solo se si viaggia su rete Wifi. Non è un vincolo tecnologico, sono gli operatori telefonici che hanno stretto un accordo preciso con Apple. In molti paesi Apple percepisce una percentuale sul traffico voce.

Possono succedere due cose. La prima è che si diffondano le reti Wifi rendendo di fatto obsolete tutte le attuali infrastrutture telefoniche. La seconda è che gli operatori trovino un accordo commerciale per salvaguardare il loro business attraverso il VOIP.

Facebook si farà sentire quando raggiungerà un peso commerciale significativo, si farà sentire davvero, più di Apple. E qualcosa succederà, rompendo lo schema economico protagonista degli ultimi venti anni.

martedì 15 settembre 2009

web Apps vs. client Apps

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Le web app possono mettere in crisi la supremazia dei sistemi operativi, tant'è che già da tempo si progettano sistemi operativi web based. Oggi però non lo sta facendo un signore a caso, questo signore si chiama Google.

Google spinge molto in questa direzione, infatti, raramente rilascia applicazioni client. Mi vengono in mente GTalk, Google Earth, Picasa, ecc. Con quasi tutto il resto dell'universo Google, si può interagire attraverso il browser.

Adattare un'applicazione ad un sistema operativo costa molto di più che farlo per un Internet browser anche se oggi sul mercato i browser sono in numero superiore rispetto ai sistemi operativi. La portabilità di un'applicazione è un requisito essenziale per sviluppare economie di scala.

Google sviluppa un sistema operativo web based, Google Chrome OS, e rilascia applicazioni web based per desktop come per smartphone. La sua strategia è molto chiara.

Apple sa come difendersi.

Un tempo si poteva accedere ad una libreria di web app semplicemente digitando un indirizzo nel browser dell'iPhone. La libreria era sponsorizzata nel sito ufficiale. Oggi Apple punta esclusivamente al suo App Store, alle applicazioni client da scaricare nella home del telefonino.
Se iTunes in qualche anno si è affermato quale leader per il commercio della musica, oggi lo sta diventando anche per le applicazioni.

L'App Store rappresenta un canale di comunicazione quasi obbligatorio. Associare il proprio brand all'iPhone sostiene il business. Basta quindi fare un'applicazione, metterla nell'App Store e fare uscire qualche articolo. Il prodotto acquista immediatamente maggiore prestigio.
Non basta più fare un sito per smartphone, nessuno ci capita, nessuno se ne interessa. Tutti vogliono scaricare un'applicazione e tenerla nella home dell'iPhone. Per assurdo, molti siti si riciclano in applicazioni e non fanno molto di più che pubblicare le identiche informazioni che presenterebbero nel browser (Corriere, Gazzetta, ecc.).

Google Latitude, invece, è una web app che se aperta nel Safari non è per nulla diversa da un'applicazione client. La sua interfaccia è davvero stupefacente. Eppure, non scala le classifiche, nessuno ne parla, perché non compare nella vetrina dell'App Store.

Tutti i siti aperti in Safari si possono aggiungere come preferiti alla propria home, quindi apparire di fatto come ogni altra applicazione, anche Google Latitude.

Apple dunque sta remando contro le web app, perché sa come difendere la sua strategia di nicchia, i suoi prodotti, il suo futuro. Tutti avranno uno smartphone, come tutti, tempo addietro, ebbero un personal computer e, più di recente, un lettore mp3.

iTunes è un cavallo di troia.

Se pure dal punto di vista tecnologico Apple fa un passo indietro, anche questa volta ha saputo trascinare il mercato nel suo mondo dettando le regole del gioco, mentre tutti gli altri si industriano per inseguirla.

venerdì 27 marzo 2009

Founding Vision

In risposta a Davide. Stanotte ho avuto una schiarita.

Tutti si chiedono perchè la silicon valley va più veloce sul fronte delle nuove teconologie, perchè ci sono tanti finanziatori pronti a ricoprire di dollari tutto quello che si muove e perchè poi queste cose hanno pure successo. Bah!

Con il progetto Working Capital, fondo di corporate venture capital sponsorizzato da Telecom Italia e dpixel, qualcosa avevo intuito. Le idee in silicon valley guardano più lontano. Si potrebbe dire che le idee della silicon valley siano più innovative. Chi ha idee dalla silicon valley è più bravo. Ecco perchè i finanziatori rompono il salvadanaio.

Twitter non fa soldi, non ha un modello di business, eppure ha ricevuto complessivamente un finanziamento da 50 milioni di dollari.

In Italia le buone idee sono quelle che fanno soldi, subito però. Le idee devono incrociare il mercato e offrire un prodotto vendibile, che generi profitto, da subito appunto. Il modello di business deve essere chiaro, deve essere verificato spesso prima del finanziamento oppure copiato da business case di fama e successo e deve avere un pay back ad un palmo dal naso (quindi deve pure costare poco).

Questa settimana sono stato al politecnico di Milano per la presentazione dei risultati dell'Osservatorio ICT&Management sull'Enterprise 2.0. Parecchi interventi interessanti, da parte dei responsabili dell'osservatorio, da parte di aziende testimoni delle iniziative, da parte delle aziende fornitrici di soluzioni.

L'intervento di Peter Herzum, lì per lì, non mi era parso più interessante degli altri, almeno in quel contesto. Ma una frase, nella notte, si è ricollegata in un baleno all'annosa questione sulla silicon valley.

Gli americani sono presuntuosi rispetto alle innovazioni: non cercano di capire il futuro, ma lo disegnano, lo scelgono, lo determinano. Questo approccio è vincente rispetto a quello degli altri paesi, e dell'Italia.

Compreso ed impersonato questo spirito, la verità non è lontana: gli investitori americani non investono nelle idee, ma nelle vision.

mercoledì 4 febbraio 2009

Home Mobile

La connessione tramite fibra ottica, oppure tramite ADSL, non si può mettere in tasca. Quando usciamo di casa resta lì, non c'è altra possibilità. Questo aspetto sta via via diventando un vincolo alle offerte commerciali delle tradizionali compagnie telefoniche, poichè la mobilità è un'esigenza sempre più importante. Un segnale evidente è dato dall'esplosione delle internet key che possono accompagnarci ovunque noi andiamo, sempre.

Telecom fu lungimirante scendendo nel campo della telefonia mobile creando TIM. Ci sono almeno tre aspetti però che ne frenano l'innovazione dell'offerta. La prima è che Telecom e TIM stanno ancora vivendo di rendita. La seconda è che TIM ha un forte imprinting di Telecom, cioè, è un'azienda del mobile con una cultura da rete fissa. La terza è che presumibilmente le due aziende non si parlano, infatti, non si percepisce neanche lontanamente la possibilità di assistere ad un'offerta condivisa, sinergica.

Vodafone per prima ha provato ad integrare rete fissa e rete mobile. Vodafone, tuttavia, nasce per offrire un servizio voce ed al servizio voce ancora oggi sembra essere focalizzata. Ad ogni modo, nella sua organizzazione qualcuno che parla di Internet ci deve essere e ogni tanto viene anche ascoltato, per fortuna.

Wind è come Vodafone, ma fa un tantino peggio perchè va a traino, non innova, immagino per strategia.

H3G arriva con 3 qualche anno dopo e forse per questo ha nel DNA qualche numero in più. Nella sua vision ci devono essere tante buone idee, molte delle quali si fondano proprio su Internet, su quello che Internet ha saputo creare o far immaginare.

Fastweb è uno snodo fondamentale del ragionamento. L'azienda ha innovato la sua offerta diversificandosi come operatore mobile. E' molto allettante, ma cara, infatti, essere mobili con Fastweb significa aggiungere un costo al costo del servizio fisso. Allora, perchè scegliere Fastweb per essere mobili?

Tutte le aziende vogliono andare sul mobile, come andare su Internet, in un modo o nell'altro, ma senza percepirne davvero le reali motivazioni, tanto meno secondo quali modalità.

In questi giorni ho assistito ad una svolta epocale.

H3G termina il suo spot televisivo con una dichirazione fantastica: la sua internet key si può usare anche con il computer di casa. Tutte le internet key si possono usare anche a casa! L'affermazione è di una banalità sconvolgente eppure sconvolge le regole delle offerte commerciali. Mentre tutti vogliono andare sul mobile e su Internet, H3G, da operatore mobile entra in casa dalla finestra per scalzare l'idea di sottoscrivere o rinnovare una connessione fissa.

Personalmente utilizzo la chiavetta 3 da molti mesi e non mi ha mai sfiorato l'idea di avere in casa una connessone fissa. Non mi serve neanche il telefono, ho il cellulare. Anche in questo momento sono comodamente sdraiato sul mio letto connesso grazie alla rete mobile.

Ha senso pagare un abbonamento per connettere il computer di casa, un altro abbonamento per il notebook ed un terzo abbonamento per essere connessi con il cellulare? Per adesso abbiamo eliminato il primo. Presto elimineremo anche il secondo.

Io, infatti, scommetto sullo smartphone, il modem del futuro.

lunedì 5 gennaio 2009

Venice Connected - WiFi Free

Dal prossimo mese, chi vuole organizzare un soggiorno nella città di Venezia potrà prenotare via web un pacchetto di servizi e visite turistiche che include l'accesso gratuito alla rete wireless a banda larga.

L'infrastruttura è costituita dall'insieme di fibra ottica e antenne wifi. Il progetto è nato nel 2005 ed è stato realizzato da Venis, azienda per l'informatica e le telecomunicazioni di Venezia.

Venezia è la prima città al mondo ad offrire una copertura totale per mezzo di una rete wireless. Per i cittadini lagunari il servizio è gratuito.

Mi chiedo: qual è il futuro del telefonino di fronte ad uno scenario simile? E quale quello degli attuali operatori telefonici? Quali i nuovi modelli di business?

Se fossero i comuni a sostenere gli investimenti, allora domani non pagheremmo più la tariffa a Tim o Vodafone, ma una specie di tassa al comune stesso, o alla regione. Ma lo Stato potrà mai sostenere questa spesa? Presumibilmente no, però la tassa in un modo o nell'altro la pagheremo lo stesso.

Con la tecnologia wi-max l'infrastruttura sarà ancora più semplice da implementare poichè la copertura di ogni singola antenna è ben superiore a quella wifi. Ponti in fibra ottica tra le città e antenne wi-max dentro le città.

Ad ogni modo, una volta raggiunto l'accesso ad Internet tutto sarà possibile: scaricarsi la posta, chattare, guardare la TV, farsi guidare con la localizzazione e, naturalmente, telefonare tramite VOIP.

Internet Mobile.

giovedì 11 dicembre 2008

Web Application Provider

A partire dal 2009 Microsoft lancerà i primi servizi applicativi su web con l'intenzione di trasferire via via la serie completa dei suoi programmi, incluso Office, con Word ed Excel per cominciare, ma anche Exchange e SharePoint.

Questa strategia entra in competizione col modello di web service provider lanciato da Google, che per primo ha messo a disposizione diverse applicazioni, gratuite, sulla rete ed accessibili con la semplice e singola registrazione di un account.

Per il mercato degli utenti, questa strategia si traduce in un potenziale risparmio in dispositivi hardware, oltre che a costi di manutenzione, aggiornamento, ecc.

Per i provider, il modello garantisce risparmi in ambito produttivo e distributivo.

Microsoft rietiene che entro 5 anni, la gestione di mail e documenti avverrà per il 50% sulla rete, senza l'utilizzo degli hard disk.

Quando tutte le applicazioni gireranno sul web, non solo potremo fare a meno di capienti hard disk, ma gli stessi processori, la memoria RAM, le schede video, ecc. diventeranno accessori di minore importanza.

L'unica cosa che dominerà il mercato sarà la banda, corredata da un pacchetto di servizi e applicazioni configurabile a piacere, simile alla scelta dei canali video delle tv a pagamento.

Arriverà una nuova azienda, si potrebbe chiamare NET, che similmente a SKY offrirà un dispositivo harware, in questo caso un monitor touch screen, una connessione a banda larga flat e un pacchetto di servizi e applicazioni web. Il monitor si collegherà ad un Web OS, ad esempio Windows 7 che supporterà la gestione del touch screen, quindi, l'utente potrà svolgere il suo lavoro con la stessa semplicità con cui naviga su Internet.

The big picture.

martedì 25 novembre 2008

Mobile Virtual Network Operator

Nokia sta valutando se entrare nel mercato nipponico come operatore telefonico virtuale (MVNO), ovvero, acquisterà traffico dai fornitori di infrastrutture (NTT DoCoMo) per offrirlo nel pacchetto insieme ai suoi smartphone di punta.

Mi spiego questa mossa strategica con almeno tre ragioni.

La prima è nota e si riferisce al fatto che Nokia, nonostante la sua quota di mercato a livello mondiale superi il 40%, in Giappone arriva appena all'1%. La seconda riguarda la frenata di vendite nel segmento dei cellulari, mentre solo gli smartphone continuano l'ascesa nei confronti del mercato.

Qualcosa si deve pure inventare, quindi, veniamo alla terza ragione.

La terza ragione si riferisce al fatto che mai come prima l'offerta di smartphone si leghi molto bene alle tariffe flat.

Le tariffe flat rappresentano il nuovo business del settore mobile perchè costringono gli utenti a sottoscrivere abbonamenti di lunga durata in cambio di svariati servizi, molti dei quali per altro di dubbia utilità. Comunque sia costituiscono un valore economico certo e di medio periodo.

Molti cellulari sono a costo zero se abbinati alla giusta tariffa. Gli stessi smartphone vengono via ad un terzo del prezzo di listino.

I margini restano attaccati al traffico più che al dispositivo.

Apple, infatti, è riuscita ad assicurarsi una parte di margine del traffico generato dal melafonino, almeno in quasi tutti i paesi dove ha esordito. Ma questo gli riesce perchè probabilmente il suo prodotto si chiama iPhone.

La risposta di Nokia si dimostrerà vincente solo se la quota di mercato supererà di gran lunga l'1%. Per spuntare un po' di margine sul traffico, infatti, avrà dovuto budgettare un grosso volume o di adesioni, ottenendo prezzi molto concorrenziali dal fornitore di infrastrutture nell'accordo di revenue share.

giovedì 20 novembre 2008

La musica di Nokia attacca iTunes

Anche in Italia apre il Nokia Muisc Store. L'offerta arriva a 4 milioni di brandi sia in download sia in streaming. I brani infatti si possono scaricare sul PC oppure da alcuni modelli di cellulari e smartphone.

L'iniziativa di Nokia è partita dal Regno Unito nel mese di settembre con una strategia mirata a preparare il terreno per le vendite natalizie dei suoi nuovi modelli di smartphone. Alla vendita dei telefonini, infatti, si promette un periodo gratuito di acquisti musicali o un buono in valore economico, anche in forma considerevole (fino ad un anno oppure fino a 100 euro!). Si capisce che Nokia non vuole guadagnare con la musica, almeno in questo momento, ma intende veicolare i sui device con la medesima tattica messa a punto da Apple.

Nokia intende attaccare Apple puntando alla leadership di iTunes quale portale di riferimento a livello mondiale per il download della musica. La differenza è che iTunes è un client su PC, mentre per Nokia il Music Store è un portale su web.

Quale migliore opportunità per Apple è oggi iPii, ovvero estendere iTunes al settore dei giochi elettronici trasformandolo in una sorta di game platform di solo software? Il tutto è basato solo sulle caratteristiche tecniche dell'iPhone, quindi, iPii avrebbe lo scopo principale di rafforzare il trend di vendite del melafonino oltre a difendere la leadership di iTunes.

venerdì 31 ottobre 2008

Motivazione e merito

Stralcio di KLOG tratto dai commenti del post di Luigi Orsi Carbone "Disuguaglianza ed assenza di mobilità: nuova imprenditorialità la risposta?".

Il post di Luigi prende spunto dal rapporto OCSE Growing Unequal.

  1. l'analisi mi sembra un pò esagerata. credo che per chi ha voglia di darsi da fare spazion ci sia sempre, non sarà facile… ma lo spazio c'è.

    di sicuro c'è meno voglia. quello lo vedo spesso in rpima persona. è molto difficile trovare ragazzi motivati. ma questo è un altro discorso.

    Comment by Riflessioni di un commercialista - October 25

  2. purtroppo credo invece che lo sia. E non perchè lo dica io, ma lo dicono gli "indicatori" su livello comparata di disuguaglianza e mobilità sociale dell'Italia rispetto agli altri Paesi Ocse. La invito a sfogliare il libro Meritocrazia sopra citato per verificare questi dati. In 30 secondi le viene in mente un nome di un giovane che partendo "senza mezzi sotanziali" alle spalle solo sulla base delle sue capacità è risucito ad affermarsi ed avere successo in campo economico negli ultimi 10 anni? Ed in particolare le viene in mente il nome di una donna? A me pesonalmente non viene in mente nessuno. Ma questo lo sò conta poco.

    Comment by Luigi Orsi Carbone - October 25

  3. Magari avete ragione entrambi, disegnando così uno scenario ancor più agghiacciante: un risicato manipolo di individui che prova in mille difficoltà a farsi spazio, contro una cultura enorme, radicata, ingessata che li respige. E' normale che quell'individuo che, con merito e fatica, si stacca dalla massa, dai comuni, dai mediocri si senta un eroe, perchè ha già compiuto un'impresa. Il piccolo eroe italiano finisce per accontentarsi, pavoneggiarsi, e si concentra nel difendere il suo orticello. In altri paesi, dove il salto è più facile e il merito è premiato, è normale che si pensi da subito più in grande, che non ci si accontenti, che si trovino più stimoli, che ci si lanci nell'impresa, piuttosto che attendere, sognare, sperare. In Italia ci sono più sognatori (idee) che action man. Tante chiacchiere, pochi fatti.

    Comment by Paolo - October 31, 2008

venerdì 4 luglio 2008

Mind The Bridge

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Si apre la seconda edizione della business competition Mind The Bridge. La prima è stata vinta dal progetto Arianna di Econoetica.

Quest'anno pare che saranno favorite le proposte di start up già avviate, bisongnose di finaziamenti per la crescita di business già sul merato. Forse è giusto così, però saranno sacrificati i business plan o le idee non ancora concretizzate, che magari, chi lo sa, hanno un potenziale maggiore.

Ho letto che il business plan di Google fu scartato da diversi Ventur Capital. Sappiamo tutti come è andata a finire dopo qualche anno. E' vero anche che in quel business plan probabilmente non c'era attaccato tutto quello che Google fa oggi, si trattava solo di un nuovo potente motore di ricerca.. Qualcuno, si spera, avrà però intuito il potenziale del traffico che avrebbe generato quel servizio legandolo al bisogno delle aziende di sfruttare la rete quale nuovo potentissimo canale di comunicazione. Le aziende avrebbero pagato il solo prezzo di un'opportuna sponsorizzazione sul più popolare motore di ricerca..