lunedì 23 gennaio 2012

Memoria Istanbul

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Istanbul : gennaio 2012

La cosa che mi ha colpito di più della città di Istanbul è di poter respirare una spiritualità fortissima ma equilibrata, un Islam moderno ma ancora vivo. In mezzo tra occidente e oriente, questo Islam mi è parso forse superiore al Cristianesimo che ho avuto modo di conoscere. Qualcosa di diverso, ma non eccessivamente lontano. Qualcosa che si può avvertire in ogni dove ma senza eccessi, quindi si può ascoltare e apprezzare.

Altra cosa sorprendete è stata la gentilezza del popolo turco, con i turisti e soprattutto con i bambini. Questo in hotel ma ancor di più nelle strade, nei tram e nei piccoli negozi. Attenti, cordiali e affettuosi con i più piccoli tanto da voler regalare loro sempre qualcosa. La sensazione è che ognuno voglia stupire l'altro in cordialità, ospitalità, premura.

La gentilezza in Turchia è una cosa piuttosto naturale, anche nel commercio, infatti non è finalizzata alla vendita come in occidente, o meglio, ad Istanbul non insegnano ad essere gentili per vendere perché la cura della relazione fa parte della loro cultura ed è una caratteristica innata.

Naturalmente Istanbul può raccontare una storia infinita e questo si riscontra in numerosissime opere architettoniche. Il centro storico però è molto diverso dal resto di Istanbul, negli edifici ma anche nelle persone. Questa è un'altra caratteristica di una città che vive tra due culture, come tra due epoche. Poter visitare nello stesso giorno il Gran Bazar e un moderno centro commerciale è un'esperienza incredibile. Con qualche fermata di metro si può viaggiare nel tempo.

Ad Istanbul il mangiare è buono ovunque, anche nei posti turistici perché come dicevo nessuno si sogna di tirarti un pacco (se succede dev'essere da qualcuno emigrato lì). La cosa che mi ha colpito di più nel mangiare è stato poter acquistare un panino col pesce grigliato direttamente da una barca ormeggiata al porto: pescato, cucinato e mangiato. Ovviamente sono stato anche al mercato del pesce di Istiklal per assaggiare lo spiedino di cozze fritte e altre prelibatezze locali.

Non ho trovato il kebab come lo mangiamo in Italia (a volte ho l'impressione di essere stato in Turchia senza aver assaggiato il kebab). Sono stato al mitico Selim Usta per il kofte e sono riuscito a finire tutto il peperoncino fresco che lo accompagnava. Da non perdere i ristoranti tipici ottomani dove si può mangiare seduti su grossi cuscini accanto a signore in costume che cuociono il pane.

Non sono riuscito ad andare ad Ortakoy ma neanche fare un passaggio in terra d'Asia. E ci sono tante altre cose che avrei voluto fare, ad esempio l'Isola dei Principi o tutto il Bosforo fino al Mar Nero.

Non ho voluto fare il mitico hammam perché non mi sento ancora pronto per farmi lavare la schiena da un omaccione e non so se mai lo sarò.

In fin dei conti una settimana non è bastata per vivere Istanbul e forse neanche per assaggiarla a sufficienza. Mi riguardo spesso i video con la registrazione dei Muezzin che piovono dal cielo con le loro preghiere. E' affascinante poter rievocare tutti i ricordi attaccati a questa musica.

Non so ancora quando, ma ci sarà una prossima volta e sebbene non ci vorrei vivere, sento che non esserci nato o non averci vissuto abbastanza abbia privato qualcosa al mio spirito in maniera sensibile.

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